Umberto Boccioni
- REDAZIONALE
All’"Albergo ai du’ leoni" c’è, da oltre cent’anni, un ospite molto illustre. L’Albergo ai du’ leoni è il soprannome con cui i veronesi chiamano il Cimitero Monumentale e il celebre ospite a cui mi riferisco è Umberto Boccioni, uno dei più grandi artisti del XX secolo.
"Artista e soldato
che
alla patria
volontario sacrificò
vita e gloria"
Questa la scritta che possiamo leggere sulla lapide del grande artista italiano, tra i massimi esponenti del Futurismo insieme a Filippo Tommaso Marinetti, suo grande amico fino alla morte, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, firmatari del Manifesto Tecnico del Movimento Futurista del 1912, documento che ha ufficializzato la missione e i valori della nuova avanguardia artistica.
Il triste destino di un grande artista
Vi chiederete come mai il grande artista, che viveva con la madre a Milano, ha trovato sepoltura nella città scaligera. È presto detto! Dopo una prima esperienza come volontario nell’esercito nel 1915, Boccioni era stato richiamato alle armi l’anno seguente. Nonostante l’azione militare fosse tra i princìpi cardine del Movimento Futurista, che considerava la guerra “la sola igiene del mondo”, il nostro Umberto non ha reagito con grande entusiasmo a questa secondo opportunità di parteciparvi in prima linea, in quanto aveva lentamente realizzato di come l’arte fosse la cosa più importante per lui. Solo, il suo lavoro, la sua opera lo rendevano felice e lo facevano sentire vivo. In quel periodo, oltretutto, era nel momento più brillante della sua carriera artistica, che ha dovuto abbandonare, insieme alla madre, per recarsi a Verona, alla caserma del Chievo, dove era stato destinato per sottoporsi e tre mesi di addestramento, prima di essere spedito al fronte. Unica nota positiva di questa situazione era il fatto di riavvicinarsi all’amata sorella Amelia, che da pochi mesi viveva proprio a Verona insieme al marito Guido Valeriano Callegari, insegnante e intellettuale con il quale Boccioni trascorreva con piacere il suo tempo, visti gli interessi culturali del cognato.
Durante la permanenza veronese l’artista era inoltre felice di poter imparare a cavalcare. Gli era stata assegnata una cavalla, che aveva subito chiamato Vermiglia, in onore della sua opera La città che sale, dove dominano le figure equestri e il colore rosso. Unica costante di queste giornate in Veneto, la nostalgia per l’arte.
"Uscirò da questo genere di vita col disprezzo di tutto ciò che non è arte. Niente è più spaventoso dell'arte. Tutto quello che vedo in questo momento è un gioco in confronto a una pennellata ben data, a un verso armonioso, a un accordo ben disposto. [...] Esiste soltanto l'arte, col suo pulsare infinito, coi suoi abissi insondabili."
scriveva in una lettera, destinata all'amico Ferruccio Busoni.
A Sorte, l’improvvisa dipartita
È in un giorno di agosto in cui la sorella e il marito sono fuori città per una vacanza che Boccioni va incontro alla sua triste sorte, in un luogo chiamato proprio Sorte, una piccola località del quartiere Chievo. Umberto era in attesa di un amico nell’osteria del luogo, ma siccome tardava ad arrivare, si intrattiene con degli ufficiali del suo reggimento, prima di decidere di andare a fare un giro a cavallo tutti insieme. ll nostro futurista non era ancora abile in sella e, ad un certo punto, rimasto solo mentre i compagni proseguivano al galoppo, giunge a un passaggio a livello. Tutt’a un tratto sbuca da una curva un autocarro, che spaventa la cavalla a tal punto da farla imbizzarrire e disarcionare l’inesperto Umberto, il quale, rimasto impigliato per un piede a una delle staffe, viene trascinato fino a un prato, lasciandosi dietro una scia di sangue.
Soccorso da una contadina che stava lavorando nel campo vicino, Boccioni arriva sì all’Ospedale Militare, ma in condizioni tanto gravi che muore all’alba del 17 agosto.
In via Boscomantico troviamo ancora oggi una lapide commemorativa in suo onore. Al Cimitero Monumentale la sua salma riposa a fianco a quella della madre, circondata da lettere e scritte a lui dedicate da amici, conoscenti e artisti conosciuti nel corso degli anni.
A Verona potete ammirare alcune opere del grande futurista alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e alla Casa Museo Palazzo Maffei.